DUM a casa:  una mamma racconta

Alcune persone posano dietro il tavolo di lavoro della pittura nel salotto di Sofia.

Un'esperienza esaltante

Era il 2005 quando ho conosciuto Cecilia, Genny, Pascal, Giuseppe e i tantissimi volontari del Dinsi Une Man (DUM) di Pisa ed è stato subito amore. Quella mattina di tanti anni fa ho scoperto un’atmosfera cosi’ bella e inclusiva che non credevo potesse esistere. Dentro Torquato, il laboratorio dove si svolgono le attività, non c’erano malati e terapisti, operati e operatori. C’erano solo tante persone che lavoravano insieme in un’atmosfera di condivisione di emozioni, desideri, tristezze e speranze.

Avevo alle spalle anni di dolore e sconforto, un’ improvviso tsunami aveva devastato la  mia vita : la diagnosi di autismo di mia figlia, gli amici e i parenti in fuga, la solitudine, il crollo di tutte le speranze. Avevo sinceri dubbi se avrei mai potuto essere felice e noi riuscivo a immaginarmi una vita e un futuro. Per me l’invito a entrare in questa famiglia e fare volontariato con loro per un paio d’anni mentre mia figlia seguiva un laboratorio bambini è stata la svolta che mi ha permesso di ritrovare sia Sofia che la mia serenità di persona. 

 

Un’esperienza che mi sento di consigliare a tutti genitori che hanno vissuto la mia stessa sofferenza.

 

Da più di un anno questa esperienza è cresciuta e si è concretizzata anche con il laboratorio “DUM a casa” che porta questa ventata di serenità e condivisione nella nostra casa una mattina a settimana. Sofia il giovedi’ apre la porta ai suoi amici e insieme a loro, sul tavolo del salotto, dipinge borse e tovaglie, riempie sacchetti di lavanda, cucina e fa merenda e impara a condividere gli spazi. Si, perché quando una persona con disabilità grave cresce, il vuoto che la circonda, la bolla pneumatica vuota di affetti e condivisione si fa più grande e più arida. E’ rarissimo che qualcuno venga trovarti o ti accolga con entusiasmo; gli spazi di casa diventano un’area completamente privata nella quale ci rinchiudiamo, come una specie di bozzolo che ci protegge.

 

Grazie a Gabriele, Maddalena  e tutti coloro che in questi mesi ci hanno regalato il loro tempo e il loro affetto questa bolla si è aperta e sia noi che Sofia stiamo imparando ad accettare di condividere spazi ed emozioni anche in questo luogo per troppo tempo appartato.  Un’esperienza che non puo’ avere un prezzo ma puo’ solo nascere dalla voglia reciproca di dare e condividere.

 

Qualche settimana fa un’amica educatrice mi ha detto: “Ho seguito tanta formazione sull’autismo, e il laboratorio Dinsi Une Man contravviene a quasi tutte le cose che ci hanno indicato come fondamentali per un corretto intervento psico-educativo: eppure, tutte le persone che partecipano, indipendentemente dalla gravità, si trovano benissimo, non me lo spiego …”. 

 

Ecco, per finire, credo che il motivo sia proprio che in via delle Cascine e dovunque ci sia il DUM non si fa un intervento psico-educativo con operati e operatori.

Quando si varca il cancello o si apre la porta per accogliere ci sono solo persone che in base alle proprie capacità collaborano insieme come una grande famiglia e provano un sincero  ed immenso piacere a stare insieme.

 

 

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